Malasanità a Torino: la operano di calcoli ma non l’avvisano che aveva un tumore

Credeva di avere solo dei calcoli alla colecisti e si era fatta operare per toglierli. Ma dall’ospedale non le hanno comunicato la cosa più importante. L’esame istologico aveva mostrato il risultato peggiore: un tumore maligno che, secondo l’accusa, l’ha poi portata alla morte. Una “dimenticanza” grave — scrive la Repubblica — quella avvenuta all’ospedale San Giovanni Bosco, a Torino, per la quale sono stati indagati il direttore della Chirurgia generale e d’urgenza, Renzo Leli, e il medico Paolo Voghera, che devono ora rispondere dell’accusa di omicidio colposo contestata dal procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo. La paziente si chiamava Angela D., e aveva 60 anni. Dopo l’intervento in cui le era stata asportata la cistifellea, il personale dell’ospedale San Giovanni Bosco l’avrebbe rassicurata : “Se c’è qualcosa la chiamiamo”. La donna aveva affrontato la convalescenza a casa serena, e non aveva saputo più niente. Era anche ritornata al reparto per farsi togliere i punti del post-intervento, ma non aveva avuto notizie dell’esito dell’istologico. Dopo sei mesi però, aveva iniziato ad avere dolori sempre più forti. Le erano stati fatti diversi esami, fino a quando non si era capito che aveva delle metastatsi al fegato. Il cancro di cui non era stata informata la stava uccidendo. Sono stati i figli della donna, assistiti dall’avvocato Carlo Mussa, a sporgere la denuncia: si sono ricordati dell’intervento e sono andati a ritirare la cartella clinica presso l’ospedale. In allegato, con grande sorpresa, c’era l’esito dell’istologico: “adenocarcinoma infiltrante della colecisti”, mai comunicato alla madre. L’indagine ora è chiusa: Voghera, difeso dall’avvocato Gino Obert, ha spiegato al pm che non sarebbe stato lui a dimettere la paziente, anche se formalmente è indicato il suo nome sull’ultimo foglio. Anche il primario, assistito dall’avvocato Gian Maria Nicastro, respinge l’accusa del pm “di non aver individuato un modulo organizzativo che preveda l’esame da parte sua di tutti i referti istologici che arrivano in reparto, e non aver previsto soluzioni diverse in caso di sua assenza, e di aver chiuso la cartella clinica senza aver verificato l’esito dell’esame”. In Procura è stata depositata dalla difesa una memoria in cui sono stati presi in esame i modelli organizzativi di una ventina di ospedali italiani. “Non c’è nessun ospedale che ti avvisa dell’esito di un istologico – ha spiegato l’avvocato Nicastro – e sul punto non ci sono linee guida del minsitero della Salute. Al San Giovanni Bosco esiste un doppio controllo, oltre a quello del paziente anche quello dei medici. In questo caso è successo che l’istologico non è stato inserito dentro la cartella, per questo il primario non l’ha visto”.

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